Gay & Bisex
La puta
di MissSerena
13.01.2025 |
4.061 |
5
"Ecco anche tu potrai raccontare di questa sera, e tranquillo che non ti faremo male, però adesso il tuo culo è nostro..."
Mi avevano parlato del “Liza” come del locale gay per eccellenza, dove un bel ragazzo come me non avrebbe avuto problemi a rimorchiarsi chi voleva farsi un bel giro, facendomi suo come meglio preferiva.Anche perché quella vacanza di una settimana a Gran Canaria con gli amici stava diventando di una noia mortale, con loro sempre a caccia di ragazze, e qualcuno anche di donne mature che volevano solo scopare col ganzo di passaggio.
Così mi ritrovai dopo tre giorni solo maledicendo il momento in cui avevo accettato d’andare in vacanza con loro, anche perché non era affatto difficile immaginare come sarebbe finita.
Quella sera mi preparai per diventare il bocconcino più appetibile del locale, ma senza per questo femminilizzarmi in alcun modo, anzi vestendomi fin troppo da macho, anche se il profumo molto dolce era da sempre considerato da tutti da gay passivo.
Per non uscire del tutto senza mutande misi un perizoma bianco, che lasciava in bella mostra le mie chiappette coperte sa un sottile pantalone dello stesso colore. Scelsi poi una camicia molto leggera della quale chiusi solo i bottoni più bassi, in modo che si vedessero i miei pettorali ben scolpiti, e ovviamente senza un pelo, ma del resto non ne avevo uno su tutto il corpo.
Anche se mi sentivo una mezza troia, ero davvero voglioso di divertirmi, ma soprattutto di rimorchiare qualche bel ragazzo, ma solo se ben dotato e non affatto violento.
Già il tassista che mi portò al locale m’inquadrò subito come una checca vogliosa di cazzo, tanto che mi disse senza mezzi termini che se volevo non c’era neppure bisogno che entrassi al “Liza” che a divertirmi c’avrebbe pensato lui, ma era tutto tranne che il mio tipo, piuttosto bruttino e rozzo per prenderlo in considerazione.
Appena entrato nel locale fui subito squadrato da tutti i presenti, con quelli che erano col mio medesimo scopo che si girarono subito non essendo per loro interessante.
Rifiutai le avance dei primi due ragazzi che s’avvicinarono, anche per non fare la figura del morto di cazzo che va col primo che passa, mentre attacca subito bottone col terzo che si fece avanti, un bel moretto che si presentò come Luis.
Con lui iniziai a bere sangria, ma mentre sembrava che su Luis l’alcol non faceva alcun effetto, io mi sentii presto fin troppo euforico, tanto che non dissi nulla quando s’unì Miguel, un suo amico nonché vicino di casa.
I due si fecero via via sempre più audaci, tanto da ritrovarmi sempre una loro mano sul sedere, mentre i baci si fecero sempre più spinti, sino a quando Luis non mi propose in modo osceno di andare con loro.
“Senti perché non usciamo di qui e andiamo in un bel posto, dove noi ci svuotiamo i coglioni mentre ti riempiamo il culo di cazzo.” mi disse il ragazzo senza usare mezzi termini.
“Non è che mi avete preso per una troietta vogliosa.” risposi girandomi verso Miguel.
“Una troietta con un gran bel culo, e non mi dire che non l’hai mai fatto in tre perché non ci credo.” mi rispose l’amico prima d’infilarmi la lingua in bocca.
Effettivamente non sarebbe stata la prima volta con due bei maschioni come loro, ma quello che mi spinse ad accettare fu il fatto che non so per quale motivo, mi fidai subito di quella coppia di sconosciuti.
Così dopo aver pagato la sangria, mi fecero salire su una vecchia Ibiza per dirigerci fuori dal centro abitato, sino a fermarci in uno spiazzale dopo aver fatto almeno un chilometro su una strada non asfaltata.
Appena sceso mi ritrovai subito in mezzo a loro, che ripreso a baciarmi mentre mi palpavano il sedere, facendomi allo stesso tempo avvicinare a un grosso albero. Cogliendomi di sorpresa mi ammanettarono a un ramo, immobilizzandomi così con le braccia in alto, in modo che fossi alla loro completa mercé.
“Ragazzi non facciamo brutti scherzi.” dissi loro sapendo che da solo non mi sarei mai liberato “Toglietemi queste manette e torniamo indietro.”
“E perché dovremmo farlo.” mi rispose Luis aprendomi i pantaloni e facendoli scendere sino a metà coscia “Io te l’avevo detto che t’avremmo scopato, e non ricordo che tu abbia detto di no.”
“Sì però non così.” provai a protestare.
“Perché così no ?” mi disse Miguel dandomi un sonoro schiaffo sul sedere “Voi turisti venite qui a fare le star, andando in spiaggia con le chiappe all’aria per cercare solo qualcuno che vi scopi, per poi tornare a casa e raccontare l’avventura di una notte. Ecco anche tu potrai raccontare di questa sera, e tranquillo che non ti faremo male, però adesso il tuo culo è nostro.”
Senza dire nulla mi tolsero pantaloni e perizoma che lasciarono a terra, per poi iniziare un sottile gioco di palpate e schiaffetti sul mio sedere, che inevitabilmente mi fecero eccitare, col mio pene che si drizzò senza che potessi far nulla per evitarlo.
“Tienigli aperto il culo che gli metto un po’ di vasellina dentro, così poi ce lo scopiamo per bene.” disse Miguel all’amico, per poi rivolgersi a me “E tu apri le gambe e porta indietro il culo.”
Nonostante odiassi ricevere ordini ubbidii senza fiatare, e mi scappò un piccolo gemito quando Miguel mi fece entrare due dita nell’ano, dopo averle tanto ricoperte di lubrificante da non farmi sentire alcun dolore.
“Bene adesso iniziamo a divertici.” mi sussurrò all’orecchio mentre la sua cappella si poggiava sul mio buchetto.
Non feci in tempo a dire qualcosa, che mi ritrovai almeno metà della sua mazza nel retto, e quando finì di penetrarmi iniziai a godere forse più di lui.
“Che ti dicevo, si vedeva lontano un chilometro che questo non voleva altro che prendere del cazzo. L’unico peccato è che non ne abbiamo trovato un altro come lui, altrimenti ci divertivamo di più.”
“Hai ragione è proprio uno buono solo culo, che gode a prenderne a più non posso.”
I due iniziarono ad alternarsi dietro di me, facendomi gemere dal piacere senza più alcun ritegno. Inoltre non solo avevano due mazze praticamente uguali per dimensioni, ma mi scopavano con la stessa intensità, facendo diventare irrilevante chi fosse a farlo. Anche se avevo il cazzo che mi stava scoppiando per quanto stessi godendo, non avrei mai voluto toccarmelo per paura di venire prima di loro, e quasi benedissi le manette che m’impedivano di farlo.
L’unico cosa che realmente mi mancava era potergli prendere in bocca le mazze, fosse solo per poterne assaporare il gusto, ma era anche pur vero che era meglio averle nel culo che altrove.
“Allora ti piace il cazzo spagnolo, eh tedesco rottinculo che non sai altro.” mi disse Luis mentre mi sbatteva sempre più prossimo all’orgasmo.
“Sì è bellissimo.” urlai non aspettando altro che di ricevere il loro orgasmo da qualche parte.
I due vennero quasi insieme uno su ogni chiappa, ma non ebbi il tempo di chieder d’esser liberato che arrivarono quattro persone con davanti il tassista che m’aveva portato al “Liza”.
“Guarda guarda chi si vede, il frocio tedesco che tanto faceva lo schizzinoso, e che poi s’è fatto inculare da primi due arrapati che ha trovato in quel locale per gay.” disse l’uomo avvicinandosi a me “Ora però fai svuotare le palle anche a me e mi miei amici, tanto il culo ce l’hai già aperto e non mi dire che non ti piace il cazzo, perché ti si sentiva godere fin dall’inizio della strada.”
“Farò quello che volete, ma per piacere non fatemi male.” risposi pregando di trovare un minimo di pietà.
“Tu liberagli le mani, che qui è troppo scomodo.” disse quindi il tassista a Luis “Qui vicino c’è un bel casolare abbandonato che è l’ideale per piccole feste private.” concluse ridendo.
Mentre Luis mi toglieva le manette guardai ben chi c’era col tassista, due erano ragazzi di colore, certamente marocchini o di qualche paese vicino, mentre il quarto era il classico palestrato senza capelli, con vistosi tatuaggi sulle braccia.
“Allora ci presentiamo, così almeno saprai chi ti sfonderà il culo, io sono Nico, loro due sono i fratelli Moa e Abdul mentre quello brutto è Carlos.” mi disse il tassista mentre raccoglievo i miei indumenti e Luis e Miguel se ne andavano via.
Per un attimo pensai di scappare, ma capii subito che era un’idea folle, fosse solo perché non sapevo neppure dov’ero, e quindi m’avrebbero ripreso velocemente, e magari a quel punto usato ancor più violenza.
Così nudo ed a testa bassa seguii Nico verso il casolare, e una volta dentro capii che era tutto tranne che un posto abbandonato, Era infatti molto pulito, con un paio di materassi per terra e dei divani, quelli sì un po’ vecchi e malconci, messi tutto intorno quasi a disegnare un’arena.
“Adesso in ginocchio, tirami fuori il cazzo e fammi vedere quanto sei bravo con la bocca.” m’ordinò il tassista indicandomi il centro di uno dei due materassi.
Non potendo che ubbidirgli feci quello che m’avevo chiesto, per ritrovarmi il suo pene davanti alla faccia, e farlo sparire subito dopo nella bocca. Per mia fortuna non aveva le dimensioni di quelli dei miei precedenti aguzzini, ma di contro puzzava un po’ troppo di sudore, ma nulla in confronto a quelli dei due fratelli dei quali mi occupai in seguito. I due marocchini non avevano certo delle gran mazze, almeno come diametro, in compenso erano piuttosto lunghe con entrambi una cappella piuttosto gonfia.
La sorpresa fu quando andrai ad aprire i pantaloni di Carlos e gli abbassai gli slip, tirando fuori una nerchia come non ne avevo mai viste. Il brutto della comitiva aveva infatti un vero e proprio cannone comunque lo si guardasse, e per giunta era ancora un po’ floscio.
“Lo so fa paura, ma tranquillo lui sarà l’ultimo a incularti, anche perché dopo lo dovremmo fare tutti insieme per farti sentire qualcosa.” mi disse Nico ridendo.
Presi così in mano quella mostruosa mazza per poi iniziare a leccare la cappella, che con calma cercai di prendere in bocca per lavorarla con la lingua. Nel frattempo Nico si era inginocchiato dietro di me, e dopo avermi dato un paio di sonore pacche sul sedere, mi penetrò facendomi anche un po’ male. La mia mente però era al momento in cui ci sarebbe stato Carlos al suo posto, e la paura di finire all’ospedale se fosse stato troppo brutale mi fece tremare le ginocchia.
Nico, Moa e Abdul iniziarono una perversa giostra dietro di me, con uno che mi scopava e gli altri due che se lo facevano tenere in mano, dato che Carlos non aveva alcuna intenzione di tirarlo fuori dalla mia bocca. Non compresi cosa dicevano se non ‘puta’, ma col tempo non diedi loro alcuna importanza, anzi iniziai a godere senza più pensare a Carlos. Il pene mi tornò duro e riuscii anche ad avere un orgasmo senza toccarmi, ma del resto non neanch’io da quanto tempo si stavano scopando fra loro tre e chi li aveva preceduti.
Il primo a venirmi in faccia fu Nico, che riuscì a spostare Carlos per schizzarmi il suo orgasmo sul viso, seguito poco dopo dai due fratelli, che furono solo più abbondanti in quanto a sperma.
“Apriti il culo con le mani, così t’inculo meglio.” mi disse l’unico che ancora non mi aveva scopato mentre si metteva per mia fortuna un po’ di crema sul pene.
Nonostante m’avessero già posseduto ben cinque uomini, e il lubrificante che aveva usato, la penetrazione fu un piccolo calvario, e del resto con quella mazza non poteva essere altrimenti. Grazie al cielo non usò alcuna violenza, anzi fu piuttosto lento nel sodomizzarmi, ma non per questo non vidi le stelle mentre quella proboscide si faceva largo nel mio sfintere, andando sempre più in profondità.
All’inizio Carlos mi scopò quasi con timore, ma quando si rese conto che al dolore si era sostituito il piacere, la musica cambiò passando da un andante moderato a una marcia trionfale.
“Dillo che ti piace puta.” mi disse mentre era tutto dentro di me.
“Sì godo.” risposi in preda al piacere.
“Allora vieni qui che ti rompo il culo in due.”
Carlos mi fece mettere carponi su un divano per poi riprendere a fottermi, ma questa volta partendo subito forte, e del resto avevo l’ano così dilatato che poteva fare ciò che voleva. Gli altri tre mi dicevano frasi incomprensibili in spagnolo, ma a loro non davo alcuna importanza preso com’ero a godere della mazza del loro compare.
Il palestrato mi fece avere almeno due orgasmi prima di svuotarsi dentro di me, e dare quindi gli ultimi colpi che quasi non sentii.
“Pulisci il culo puta.” mi disse Nico dandomi un paio di fazzolettini di carta “Non vorrei mi sporcassi il sedile con la sua sborra.”
Se pur dolorante per tutti i rapporti avuti, senza contare l’ultimo che mi distrusse più di tutti gli altri, cercai di darmi una pulita alla meglio, prima di rivestirmi.
“Vieni ti riporto con Carlos in città.” mi disse il tassista.
Una volta in macchina mi chiesi com’ero potuto finire in quella folle situazione, ma anche come mai fossero tutti così tranquilli nonostante li potessi accusare d’avermi violentato.
“Prima che ti fai strani pensieri sappi che ti ho ripreso mentre lui ti faceva il culo.” mi disse Nico quasi m’avesse letto nella mente “E nel video c’è un bel frocio con la faccia ricoperta di sborra che dice di godere mentre lui l’incula, quindi se vai alla polizia fai solo la figura del coglione.”
Non dissi nulla anche perché non avrei saputo rispondergli, e rimasi in silenzio sino a quando non mi riportarono davanti al mio hotel, dove scese anche Carlos.
“Se vuoi questo è il numero.” mi disse dandomi un biglietto “Hai un bel culo e il mio cazzo ti piace parecchio, quindi se vuoi chiamami.”
Lo vidi risalire sul taxi per sparire dopo la prima curva, già sapendo come sarebbe andata a finire.
Passai gli altri tre giorni a fare la ‘puta’ a Carlos, e anche a qualche suo amico.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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